Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei.
Dicono che gli occhi siano lo specchio dell'anima, io dico che è il cibo che scegliamo di mangiare a rispecchiare ciò che abita dentro di noi.
Parlo de Il giovane Holden, di J. D. Salinger. Questo personaggio, icona della letteratura contemporanea, è magro come un chiodo. Leggendo “le cose da matti che gli sono capitate verso Natale, prima di ridursi così a terra da doversene stare a casa a grattarsi la pancia” viene da pensare che questa magrezza non sia soltanto fisica, ma anche spirituale, il risultato di un dolore che ha scavato a fondo nell'animo di un ragazzo così giovane. Dopo la morte del fratello Allie, infatti, la vita per lui acquista una prospettiva diversa, non vale più la pena di fare ciò che non gli va di fare; ogni decisione – o non decisione – viene presa solo se richiede il minimo sforzo cerebrale. Holden non ha bisogno di una ricca alimentazione, si concede solo “una colazione abbondantissima, per me – succo d'arancia, uova al prosciutto, pane tostato e caffè. Di solito bevo soltanto succo d'arancia. Mangio molto poco. Sul serio. Ecco perché sono magro come un chiodo. Avrei dovuto fare quella dieta nella quale si mangiano un sacco di amidi e altre porcherie del genere, per ingrassare e via dicendo, ma io non l'avevo mai fatta. Quando mangio fuori, di solito prendo soltanto un panino al formaggio e latte al malto. Non è un granché, ma nel latte al malto ci sono un sacco di vitamine. H.V. Caulfield. Holden Vitamina Caulfield.”
Viene da pensare che Salinger si sia divertito a citare Leopold Bloom nell'Ulisse di Joyce, che davanti ad una vetrina con “sardine in mostra che a guardarle si sente quasi il sapore, paste di carne, maiale in salamoia”, opta invece per un semplice sandwich al formaggio.
Le due opere sono ovviamente incomparabili, ma i due protagonisti hanno qualcosa in comune. Ci prendono per mano e ci invitano ad accompagnarli in un viaggio che ha la durata di un giorno o poco più e che non ha nulla di straordinario in quanto tale, ma che è costellato dei piccoli episodi di straordinaria normalità, e allora anche un semplice sandwich al formaggio arriva ad acquistare un iconico valore simbolico.
Il Giovane Holden, J. D. Salinger